Famiglie in cammino
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 Siamo troppo occupati ...

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MessaggioTitolo: Siamo troppo occupati ...   Siamo troppo occupati ... Icon_minitimeMar Feb 26, 2008 6:23 pm

Oggi voglio condividere una riflessione del mio scrittore preferito (Paulo Coehlo), che mi trova pienamente daccordo ... Il protagonista si chiama Manuel, ma Manuel siamo tutti noi ... è un po' lunga, ma vi consiglio di arrivare fino in fondo ...

Un abbraccione abbraccione

Millo

Manuel è un uomo importante e necessario

Manuel ha bisogno di stare occupato. Altrimenti pensa che la sua vita non abbia senso, che stia perdendo il suo tempo, che la società non ha bisogno di lui, che nessuno lo ama, che nessuno lo vuole.
Quindi, appena si sveglia ha una serie di compiti: guardare il notiziario alla televisione (può essere accaduto qualcosa durante la notte), leggere il giornale (può essere accaduto qualcosa durante la giornata di ieri), chiedere alla moglie di fare in modo che i bambini non ritardino a scuola, prendere un’auto, un tassì, un autobus, un metro, ma sempre concentrato, guardando il vuoto, guardando l’orologio, se possibile facendo qualche telefonata al suo cellulare – e tenendoci affinché tutti vedano che è un uomo importante, utile al mondo.
Manuel arriva al lavoro, si concentra sulle carte che lo aspettano. Se è un impiegato, fa il possibile perché il capo si accorga che è arrivato in orario. Se è un capo, mette tutti al lavoro immediatamente. Qualora non vi siano faccende importanti, farà in modo di elaborarle, di crearle, tipo allestire un nuovo programma, stabilire nuove linee d’azione.
Manuel va a pranzo – ma mai da solo. Se è un capo, si siede con gli amici, discute nuove strategie, parla male della concorrenza, ha sempre un asso nascosto nella manica, si lamenta (con un certo orgoglio) del sovraccarico di lavoro. Se Manuel è un impiegato, si siede comunque con gli amici, si lamenta del capo, dice che sta facendo tanti straordinari, afferma con disperazione (e con molto orgoglio) che, nella ditta, varie cose dipendono da lui.
Manuel – capo o impiegato – lavora tutto il pomeriggio. Di tanto in tanto dà un’occhiata all’orologio, sta arrivando l’ora di tornare a casa, ma c’è ancora da risolvere un dettaglio qui, firmare un documento lì. E’ un uomo onesto, vuole guadagnarsi lo stipendio, rispondere alle aspettative degli altri, ai sogni dei suoi genitori, che hanno fatto tanti sforzi per dargli la necessaria istruzione.
Finalmente torna a casa. Fa un bagno, indossa un abbigliamento più comodo, va a cena con la famiglia. Si interessa dei compiti dei figli, delle attività della moglie. Ogni tanto parla del suo lavoro, solo per fungere da esempio – perché solitamente non porta le preoccupazioni a casa. La cena finisce, i figli – che non vogliono saperne di esempi, compiti o cose simili – si alzano subito da tavola e vanno davanti al computer. Anche Manuel, a sua volta, va a sedersi davanti a quel vecchio apparecchio della sua infanzia che si chiama televisione. Di nuovo vede i notiziari (può essere successo qualcosa nel pomeriggio).
Se ne va a letto sempre con un libro tecnico sul comodino – essendo capo o impiegato, sa che la concorrenza è grande, e chi non si aggiorna corre il rischio di perdere il lavoro e dover affrontare la peggiore delle maledizioni: ritrovarsi disoccupato.
Scambia qualche parola con la moglie – in definitiva, è un uomo gentile, lavoratore, amorevole, che si occupa della famiglia ed è pronto a difenderla in qualsiasi circostanza. Subito dopo arriva il sonno, Manuel si addormenta, sapendo che l’indomani sarà molto occupato e ha bisogno di recuperare le energie.
Quella notte, Manuel fa un sogno. Un angelo gli domanda: “perché lo fai?” E lui risponde che è un uomo responsabile.
L’angelo continua: “saresti capace, almeno per quindici minuti della tua giornata, di fermarti un po’, guardare il mondo, guardare te stesso, e semplicemente non fare nulla?” Manuel dice che gli piacerebbe molto, ma che non ne ha il tempo. “Mi stai ingannando”, dice l’angelo. “Tutti ne hanno il tempo, quello che manca è il coraggio. Lavorare è una benedizione quando questo ci aiuta a pensare a ciò che stiamo facendo. Ma diventa una maledizione quando la sua unica utilità è evitarci di pensare al senso della nostra vita.”
Manuel si sveglia nel cuore della notte, sudando freddo. Coraggio? Com’è che un uomo che si sacrifica per i suoi non ha il coraggio di fermarsi quindici minuti?
E’ meglio riaddormentarsi, non è che un sogno, queste domande non portano a niente, e domani sarà molto, molto occupato.

Manuel è un uomo libero

Manuel lavora 30 anni senza fermarsi, educa i figli, dà il buon esempio, si dedica totalmente al lavoro, e non si domanda mai: “avrà senso ciò che sto facendo?” La sua unica preoccupazione è pensare che, tanto più occupato sarà, tanto più importante apparirà agli occhi della società.
I suoi figli crescono e vanno via da casa, lui è promosso nel lavoro, un giorno riceve un orologio o una penna come ricompensa per tutti questi anni di dedizione, gli amici versano qualche lacrima, e poi arriva il momento tanto atteso: è in pensione, libero di fare quello che vuole!
Nei primi mesi, ogni tanto fa una visita nell’ufficio dove ha lavorato, chiacchiera con i vecchi amici e si concede il piacere di fare qualcosa che ha sempre sognato: svegliarsi più tardi. Fa una passeggiata sulla spiaggia o in città, ha la sua casa di campagna comprata con tanto sudore, ha scoperto il giardinaggio, e a poco a poco comincia a penetrare i misteri delle piante e dei fiori. Manuel ha tempo, tutto il tempo del mondo. Viaggia usando una parte del denaro che ha messo da parte. Visita musei, impara in due ore quello che pittori e scultori di varie epoche hanno impiegato secoli a sviluppare, almeno gli rimane la sensazione di ampliare la sua cultura. Scatta centinaia, migliaia di fotografie, e le manda agli amici – in definitiva, anche loro devono sapere quanto è felice!
Trascorrono altri mesi. Manuel impara che il giardino non segue esattamente le stesse regole dell’uomo – quello che ha piantato tarda a crescere, e non serve a niente tentare di vedere se il roseto ha già i boccioli. In un momento di sincera riflessione, scopre che tutto quello che ha visto nei viaggi è stato un paesaggio al di fuori del pulmann turistico, monumenti che ora sono conservati in foto 6x9, ma in realtà lui non è riuscito a provare nessuna particolare emozione – era più preoccupato di raccontare tutto agli amici che vivere l’esperienza magica di trovarsi in un paese straniero.
Continua a guardare tutti i notiziari in televisione, legge più giornali (perché ha più tempo), si ritiene una persona molto bene informata, capace di discutere di cose che prima non aveva il tempo di approfondire.
Cerca qualcuno con cui condividere le proprie opinioni – ma sono tutti immersi nel fiume della vita, lavorano, fanno qualcosa, invidiano Manuel per la sua libertà e, allo stesso tempo, sono contenti di essere utili alla società e di essere “occupati” in qualche cosa di importante.
Manuel cerca conforto nei figli. Questi lo trattano sempre con molto affetto – è stato un padre eccellente, un esempio di onestà e dedizione – ma anche loro hanno altre preoccupazioni, anche se considerano un dovere partecipare al pranzo della domenica.
Manuel è un uomo libero, con una situazione finanziaria discreta, ben informato, un passato impeccabile, ma, e ora? Cosa farne di questa libertà tanto faticosamente conquistata? Tutti lo salutano, lo elogiano, ma nessuno ha tempo per lui. A poco a poco, Manuel comincia a sentirsi triste, inutile – malgrado i tanti anni in cui ha servito il mondo e la sua famiglia.
Una notte, gli compare in sogno un angelo: “che ne hai fatto della tua vita? Hai cercato di viverla secondo i tuoi sogni?”
Manuel si sveglia sudando freddo. Che sogni? Il suo sogno era quello: ottenere una laurea, avere figli, educarli, andare in pensione, viaggiare. Perché l’angelo gli domanda cose che non hanno senso?
Comincia un nuovo e lungo giorno. I giornali. Il notiziario in TV. Il giardino. Il pranzo. Dormire un po’. Fare quello che gli va – e in quel momento scopre che non ha voglia di fare nulla. Manuel è un uomo libero e triste, a un passo dalla depressione, perché prima era troppo occupato per pensare al senso della sua vita, mentre gli anni scorrevano sotto il ponte. Si ricorda dei versi di un poeta: “è passato per la vita / non ha vissuto”.
Ma, siccome è troppo tardi per accettare questo, meglio cambiare argomento. La libertà, tanto duramente conseguita, non è che un esilio mascherato.

Manuel va in Paradiso

Beh, il nostro caro, onesto Manuel alla fine muore – e questo succederà a tutti i Manuel, Paulo, Maria, Monica della vita. E, in questo caso, lascio la parola a Henry Drummond, nel suo brillante libro “Il dono supremo”, per descrivere quel che succede da quel momento in poi:
Tutti noi, in qualche momento, ci siamo fatti la stessa domanda che si sono poste tutte le generazioni:
Qual è la cosa più importante della nostra esistenza?
Vogliamo impiegare i nostri giorni nel modo migliore, perché nessun altro può vivere per noi. Quindi, dobbiamo sapere: dove dobbiamo indirizzare i nostri sforzi, qual è l’obiettivo supremo da raggiungere?
Siamo abituati a sentire che il tesoro più importante del mondo spirituale è la Fede. Su questa semplice parola si fondano molti secoli di religione.
Consideriamo la Fede la cosa più importante del mondo? Ebbene, siamo completamente in errore.
Nella sua epistola ai Corinzi, capitolo XIII, (San) Paolo ci conduce ai primi tempi del Cristianesimo. E termina dicendo: “permangono la Fede, la Speranza e l’amore, questi tre. Il più importante, però, è l’Amore”.
Non si tratta di un’opinione superficiale di (San) Paolo, autore di queste frasi. In fin dei conti, lui stava parlando di un momento prima, nella stessa lettera. E diceva:
“Per quanto io abbia grande fede, tale da trasportare le montagne, se non avrò Amore, non sarò nulla”.
Paolo non è sfuggito all’argomento, anzi, ha paragonato la Fede con l’Amore. E ha concluso:
“(...) il più grande di questi è l’Amore”.

Matteo ci dà una descrizione classica del Giudizio Finale: il Figlio dell’Uomo si siede su un trono e separa, come un pastore, i capretti dalle pecore.
In quel momento, la grande domanda dell’essere umano non sarà: “come ho vissuto?”
Sarà, piuttosto: “come ho amato?”
La prova finale di ogni ricerca della Salvezza sarà l’Amore. Non si terrà conto di ciò che abbiamo fatto, di ciò in cui crediamo, di ciò che abbiamo conseguito.
Nulla di tutto ciò ci sarà richiesto. Quello che ci sarà richiesto è come abbiamo amato il prossimo.
Gli errori che abbiamo commesso non ci saranno neppure ricordati. Saremo giudicati per il bene che abbiamo omesso di fare. Perché mantenere l’Amore chiuso dentro di noi è andare contro lo spirito di Dio, è la prova che non Lo abbiamo mai conosciuto, che Egli ci ha amato invano, che Suo Figlio è morto inutilmente.

In questo caso, il nostro Manuel si salva nel momento della sua morte, perché, nonostante non abbia mai dato un senso alla sua vita, è stato capace di amare, di provvedere alla sua famiglia e di avere dignità in quello che faceva. Eppure, anche se la conclusione è felice, il resto dei suoi giorni sulla terra è stato molto complicato.
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