Dall'amico Fiorenzo vi trasmetto questo scritto.
Amare l’Amore
Quale amore?
Molto si è scritto su questo sentimento, nessuno mai ha dato una risposta esaustiva.
Pensiamo sempre che parlare d’amore è, parlare di quanto e come gli altri “ci” amano, e non di come, io sono capace di amare, noto i limiti degli altri, e, i miei?
Risalto l’intensità dell’amore con la quale gli altri amano, e la mia?
E’ facile parlare d’amore, ma io voglio vedere l’amore!
Pensi sia facile? Con quali occhi? Qual è il corpo dell’amore?
Credo, l’occhio dell’amore sia il corpo in tutto il suo essere con tutti i suoi sensi, è un occhio che deve andare oltre il semplice vedere, che a volte è offuscato, nebbioso e difficilmente chiaro.
L’amore chiaro non può essere individuale, personale, egoistico è un energia che nel suo rumoroso silenzio rivoluziona il mondo; pensiamo all’atto di amare come ad una brezza che carezza un campo di fiori multicolori come può carezzarne alcuni a discapito di altri?
Si dona a tutti è coinvolgente.
Fai silenzio e apri le orecchie del cuore.
Ascolta! Il rifrangersi delle onde sulla spiaggia, non ti sembra abbia un suono nuovo? Eppure è quello di sempre, ma ha una particolarità si dona sinceramente a tutti, non si fa sconti.
Alza il volto verso il cielo, che tepore sono i raggi del sole che irradiano dolcemente il loro calore,
che dolcezza, che luce, è strano, non ci avevo pensato, non c’è ricco o povero che non ne abbia usufruito.
Una soave melodia è armonia per coloro che odono, il vagito di un bimbo non è stupore per la vita che nasce solo per la mamma, ma, stupore anche per coloro che assistono, eppure è la vita che continua a nascere.
Il rumore del filo d’erba che nasce o del fiocco di neve che cade è amore che da vita, attraverso il seme che germoglia o l’acqua che penetrando nelle più recondite cavità della terra sgorga zampillante da una sorgente, rinfrescando chi ha poggiato su di essa le labbra per bere.
E si! Parlando di seme e di sorgente la mente corre nel ricordo di una giornata molto calda, vicino ad un pozzo, si avvicinò un uomo e chiese da bere ad una donna che stava attingendo acqua, alla quale disse “ho sete” “dammi da bere” forse si sarà chiesta perché a me, chi è costui! Non lo conosco! Non lo comprendo! Il suo atteggiamento, il suo modo di fare mi turba!
Il pozzo sta li serviti! E lui le ha parlato di una sorgente speciale, ricca d’amore, dalla quale sgorga acqua viva.
Hei! Che esperienza, ha compreso che il suo amore non era per qualcosa ma per Qualcuno.
Allora … anche noi dovremmo essere acqua?
Si.
Se sappiamo amare dobbiamo farci acqua per dissetare, per far gioire come gioisce un bambino che vi si immerge, farci fonte attraverso la quale l’uomo possa dissetarsi di noi, donandoci con la semplicità di un bambino…
Quelle parole “se non ritornerete come bambini…”
Farci seme, seme di speranza attraverso il quale l’amore dà frutto.
Ma si, ricordo molto bene quel pomeriggio, erano a casa di un tale, se non ricordo male, Matteo, quell’uomo cominciò a parlare, tutti rimasero stupiti, stava mangiando con delle persone, quasi innominabili tanto era lo scandalo che davano, ma allora?
Cos’è che non capisco? Quelle parole pungenti come lance “non giudicate e non sarete giudicati” alcuni giorni dopo disse “amatevi gli uni gli altri come io vi h amato” ma come costui mi ha amato, come vuole e può amare?
E’ tutto assurdo!!!!!
Era lì appeso ad una croce, un corpo tumefatto, grondante di sangue. E il suo volto? Soffrente chinato verso il basso, i suoi occhi…poi quell’urlo e… è finito.
Costui ama così?
Ah si! Quella frase! “non c’è amore più grande di colui che da la propria vita…”
Che coraggio, ma, non può conoscere proprio tutti e…
Ma! Che delusione!
Camminando dopo l’accaduto verso la campagna vedevo i gigli dei campi e gli uccelli del cielo abbandonarsi all’aria frizzantina che si preparava per la sera, che bello!
Parlavo con un mio amico ed ecco un tale si avvicina, ma chi è?
Che sciocco, ho avuto l’impressione di conoscerlo, camminava con noi diceva qualcosa ogni tanto, sembrava quasi si volesse impicciare dei nostri affari, che impertinente!
Ma si, invitiamolo a cena.
Che meraviglia il tramonto sui campi, risalta il paesaggio con le ombre proiettate sul terreno, che bell’aria, le voci della natura i profumi dei prati e degli alberi che man mano si fanno sempre più intensi penetrando e avvolgendo tutto il mio essere;
quell’amico di viaggio…eppure lo conosco, sembra man mano che camminiamo gli sia sempre appartenuto.
C’è un osteria, entriamo ci sediamo Lui fa dei gesti che io conosco, non comprendo, quel pane bianco profumato, quanto amore nel prenderlo, nello spezzarlo, nel donarlo, ha un buon sapore!
Il vino, ma è nuovo, è… ora lo riconosco, alzo gli occhi….non c’è, esco, cerco di rincorrerlo, non lo vedo più?
Che strano tutto il paesaggio si è trasformato è più bello, gli aromi del mondo più pungenti, che strano quanta vita intorno a me, il seme che germoglia, l’acqua che gorgoglia, il pulcino che sta nascendo, il fruscio degli uccelli notturni che si librano nell’aria, sento addirittura il bisbigliare di coloro che sono nell’osteria, ah si! L’osteria ma come si chiama? Alzo gli occhi e vedo “ Emmaus pane e vino genuino” era proprio Lui l’Amore, Gesù.